La pandemia da Covid19 ha prodotto una situazione eccezionale che ha avuto un impatto emotivo enorme sulla collettività e ha sconvolto la vita di ciascuno di noi.
L’essere umano si confronta spesso con una sensazione di fragilità e vulnerabilità e l’attuale pandemia ha acuito questa sensazione; la paura, per motivi diversi e con intensità differenti, è stata esperienza di ciascuno di noi.
In questo articolo vi propongo alcune riflessioni sul tema della paura da una prospettiva floriterapica.
Edward Bach ha mostrato una particolare attenzione al tema della paura: scelse, infatti, proprio i rimedi della paura nella sua ultima conferenza a Walligford il 24 settembre 1936, un paio di mesi prima della sua scomparsa, per illustrare al pubblico l’uso dei suoi Fiori. Come mai? Riteneva la paura una tematica di fondamentale importanza oppure pensava che essendo un’emozione comune potesse richiamare l’attenzione di molti? Probabilmente per tutte e due le ragioni.
Bach ribadisce il suo interesse per questa emozione, dedicando buona parte del VII capitolo di Guarisci te stesso, il suo testo fondamentale, alla paura e alle sue relazioni con la malattia.
“In questa epoca la paura della malattia si è talmente sviluppata da dare una grande forza al male, perché, aprendo la via alle cose che temiamo, ne rende più facile l’accesso”.
Come giunge Bach a queste conclusioni?
Per provare a rispondere a questa domanda ripercorriamo le tappe salienti della vita di Edward Bach.
Edward Bach (1886 – 1936) vive e scopre la Floriterapia in un periodo storico che ha molte affinità con quello attuale: in Inghilterra, gli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale sono gravati da forti tensioni sociali e la situazione economica già precaria assume proporzioni devastanti con il propagarsi anche in Europa della Grande Depressione iniziata nel ‘29 negli USA.
Sappiamo dalla biografia scritta dalla sua assistente, Nora Weeks, che Bach inizia la sua carriera medica occupandosi dei reduci della Prima Guerra Mondiale: può, quindi, osservare gli effetti di quello che, oggi, viene chiamato Disturbo Post-traumatico da Stress.
Nora Weeks ci racconta anche della malattia che lo colpisce nel luglio del 1917: Bach sviene sul tavolo di laboratorio per una grave emorragia. Viene operato d’urgenza senza che abbia ripreso conoscenza. Nonostante l’asportazione del tumore alla milza, la situazione resta grave per la diffusione di metastasi: i chirurghi gli prognosticano tre mesi di vita.
Sappiamo che Bach, dopo l’iniziale sgomento, si butta a capofitto nella sua ricerca fino a dimenticarsi dei suoi malanni: tre mesi dopo è in condizioni migliori di quanto non sia stato negli ultimi anni.
La propria sorprendente guarigione gli dà modo di riflettere sulle motivazioni che l’hanno prodotta e lo portano alla conclusione che “un interesse totale, un grande amore, una finalità precisa” siano fattori decisivi per la salute. Queste considerazioni spingono Bach a cercare rimedi che possano restituendo la gioia di vivere, rivitalizzare mente e corpo.
Durante l’epidemia di Spagnola, nel 1918, Bach fu autorizzato in maniera non ufficiale a utilizzare i suoi vaccini per le malattie croniche sulle truppe di alcuni reparti: riuscì a salvare così molte vite umane abbassando in maniera significativa il tasso di mortalità che negli altri reparti era altissimo.
Edward Bach durante la sua intensa carriera medica si occupò di clinica e di ricerca, in campo allopatico e in quello omeopatico: ebbe modo di osservare su di sé, sulla collettività e sui suoi pazienti gli effetti della paura. Le sue considerazioni, frutto dei suoi studi, della sua osservazione clinica e della sua esperienza personale gli permettono di formulare le tesi che espone in Guarisci te stesso.
Le tesi sostenute da Bach saranno confermate dalla successiva ricerca scientifica che proprio a partire dalla fine degli anni ’30 inizierà ad indagare l’influenza che gli stati emotivi hanno sull’insorgenza della malattia e con la diminuzione della risposta immunitaria.
Edward Bach, tuttavia, non si limita al riconoscimento della correlazione tra i sistemi di regolazione dell’organismo umano, ma la supera: la salute si origina da un elemento che non appartiene al piano fisico; essa è il frutto della realizzazione dell’unione tra la natura divina e la natura materiale dell’essere umano, della connessione tra il Sé spirituale e la nostra personalità.
“Poiché certe forme inferiori di vita, come i batteri, possono avere un’incidenza sulla malattia fisica oppure esserne associati, esse non costituiscono che una parte del problema, come si può dimostrare scientificamente o attraverso l’osservazione dei fatti della vita di ogni giorno. C’è un fattore che la scienza non è in grado di spiegare in campo fisico ed è perché certe persone vengano colpite dalla malattia mentre altre riescono a sfuggirla, nonostante sia le une che le altre siano esposte allo stesso rischio di infezione”.
E prosegue:
“Il materialismo trascura il fatto che, al di sopra del piano strettamente fisico, vi è un elemento che, nel corso ordinario della vita, protegge o predispone un individuo nei confronti della malattia di qualunque natura essa sia. Col suo effetto deprimente sulla nostra psiche, la paura genera disarmonia fra il corpo fisico e il nostro corpo magnetico, preparando il terreno all’invasione”.
Più avanti scrive:
“In realtà la paura non ha alcun posto nel regno degli uomini, poiché la Divinità ch’è dentro di noi – che, anzi, siamo noi stessi- è invincibile e immortale”.
Il superamento della paura, per Bach, è un’occasione di crescita interiore ed evoluzione spirituale e la lezione che Mimulus ci insegna è emblematica del suo pensiero.
In Alcune considerazioni fondamentali sulla malattia e la cura Bach descrive i tipi collegati alla malattia e i rispettivi rimedi e associa Mimulus all’Odio: “Il rimedio porta calma e mancanza di paura. Sviluppa la compassione verso la natura, cioè la lezione richiesta”. In Libera te stesso, a Mimulus attribuisce la Paura come difetto e la Simpatia come virtù: “Mimulus che cresce ai bordi dei ruscelli cristallini, ti renderà libero di amare la tua vita, insegnandoti la simpatia più gentile verso gli altri”.
Mimulus ci insegna la compassione intesa come comunione autentica con la Natura e la capacità di sentire assieme agli altri, di sentirsi parte del tutto. Il problema è da rintracciare, quindi, nel senso di separazione percepito da Mimulus in disarmonia: la paura che prova è dovuta alla percezione ostile che ha dell’ambiente che lo circonda.
Mimulus è il rimedio per trasformare lo stato di separazione dal Sé superiore ristabilendo un senso di comunione che lo renda libero dalla paura e gli permetta di vivere con entusiasmo e gioia.
Il messaggio portato da Mimulus è estremamente attuale per superare, per trasformare, la crisi causata dalla pandemia. Impauriti e isolati dobbiamo cambiare prospettiva, aprirci, costruire delle reti di solidarietà e partecipazione.
Pratico Tai Chi Chuan e Qi Gong da quasi quarant’anni e lo insegno da circa trenta e per la mia scuola l’aspetto del benessere, del mantenimento della salute, e l’aspetto marziale, di autodifesa e di capacità di restare sulla Via, coincidono, non possono essere disgiunti.
L’indicazione di Edward Bach all’apertura verso gli altri e alla comunione con la Natura, per me, ha un riscontro visibile nella pratica della mia disciplina: l’azione marziale è il riflesso del corretto fluire dell’Energia vitale curativa e diventa efficace solo se resto aperto e lascio che l’energia, il Chi, fluisca liberamente in me. Se mi chiudo, se sono contratto e reattivo, divento vulnerabile all’attacco dell’altro, che questo sia un compagno di pratica, un agente patogeno o influenze avverse. Due modi di esprimere lo stesso concetto di apertura e comunione autentica.
Le parole di Edward Bach, estremamente attuali, offrono conforto e sostegno fornendo una soluzione concreta alla sensazione di vulnerabilità così diffusa.
Che bel regalo di Natale, Patrizia, grazie!! Solo tu riesci a conciliare così magistralmente Tai Chi e Floriterapia, ne sono felice!!
Grazie Angela